Cantina Iniesta
A me il calcio non piaceva. Rubavo le “patatas bravas” alle mie amiche mentre loro guardavano la partita in TV. Odiavo le volte in cui capitava una partita nei giorni dei miei corsi di degustazione, perché alla fine dovevo cancellarli. Non avrei mai pensato, insomma, che un giorno mi sarei interessata a questo sport. Per il mio primo libro “Presume de Vinos en 7 días” il prologo lo scrisse Joan Manel Serrat, poeta di sensazioni, cantante raffinato e grande amante del mondo del vino. Per questo mio secondo volume, un libro pensato perché la gente impari di vino innamorandosene, nessuno mi sembrava adatto a un buon mariage. “Ma se ce l’hai già nelle tue stesse pagine”, mi ha detto un giorno un’amica. Ed è proprio vero che a volte, pur avendo la risposta proprio davanti al nostro naso, non riusciamo a vederla. È sempre stato facile e gradevole avere a che fare con Andrés Iniesta. Senza mai esitare, mostrandosi sempre disponibile, simpatico e incredibilmente generoso, e senza nemmeno conoscermi, ha accettato di scrivere il mio prologo. Ad una sola condizione: che andassi a vedere il progetto a Fuentealbilla. La sua proposta mi lasciò “fuori gioco”. E così, detto e fatto. La gente che lavora nella sua cantina sì che è la miglior squadra del mondo: giovani e ampiamente preparati, gente che lo ha visto crescere, gente del suo paese natio. Persone affidabili e grandi professionisti. Con radici così buone non posso che augurare, a lui e ai suoi vini, che continuino ad avere successo in tutto il mondo.
L’umiltà di Andrés gioca nel giudizio a favore sul vino di Fuentealbilla, Ha un’anima, è sincero e senza pretese. E gioca una partita importante: quella di diffondere la cultura del vino con un linguaggio comprensibile, in modo divertente, facile, diretto, formativo e senza complessi di alcun tipo. “La pasión va por dentro” (“la passione è qualcosa di intimo”), recitano le bottiglie sotto la marca “Corazón loco”, il bianco che raccomando, nella versione catalana del mio secondo libro “Los vinos de tu vida” (quella in castigliano vi sarà servita in autunno), per accompagnare una partita di calcio in TV. Un vino di verdejo e sauvignon bianco disinvolto, di facile mariage con amici, tapas e goal. Per il finale di partita (o per il foie) il «Dulce Corazón» con un lecca-lecca nell’etichetta dello stesso odore di questo vino, da bere non soltanto con il dolce. Finca el Carril, la sua linea più alta, è la scelta più curata e con la quale può sfidare senza problemi tutti i grandi vini della D.O. Manchuela. Il più personale, il Valeria, è un macabeo cullato in botte e coccolato con lieviti, dalla struttura delicata ma con carattere. I rossi, dopo un paio d’anni di allenamento nelle botti, presentano un coupage vincente, in cui le varietà autoctone (tempranillo, bobal) e i loro sfidanti internazionali (syrah, cabernet sauvignon) giocano la loro amichevole più prolifica. Personalmente ritengo che il tocco del Petit Verdot dia una personalità e una rotondità tali al vino preferito del giocatore, l’Hechicero, da renderlo piacevole in bocca. La novità: un vino che si chiama come il minuto più famoso della squadra, “116”, a dimostrazione che il successo non si improvvisa, ma è il frutto delle vigne di suo nonno, annaffiate dal lavoro di suo padre e celebrate dalle tante coppe sollevate con orgoglio da Andrés, con cui brindare ad ogni vittoria.
Meritxell Falgueras
Foto: BodegaIniesta.es

