La Omnipotenza
Cari amici, ho sempre amato le persone forti e capaci che non ostentano le loro virtù. Hanno spesso occhi profondi e dolci, sono sagge, trovo che assomiglino un po’ a mio padre. Tali persone sono, negli anni, diventate mie amiche. Le rispetto profondamente, sono spesso positive, ma soprattutto abbinano al saper-fare l’umiltà. Questo è un delicato assemblaggio, simile a quello che porta ad un grande vino. Tipico delle persone eleganti ed equilibrate. Pacatezza che troppo spesso viene ignorata o poco apprezzata da coloro che, superficialmente, tendono a catalogarla come ingenuità.
Vorrei che l’indole docile della maggior parte delle persone non fosse sopraffatta dall’atteggiamento aggressivo di coloro che esibiscono potere e superiorità. Questo non accadrebbe se ognuno riflettesse maggiormente sul proprio reale valore, troppo spesso volutamente rinnegato da una società che ama attribuire meriti ai singoli, piuttosto che ad un insieme di persone e situazioni più o meno casuali.
Questo accade nel mondo del vino. Il merito per aver prodotto un grande vino viene attribuito all’enologo o al proprietario, stimolando, a volte, sentimenti di superiorità’ e onnipotenza non giustificati.
Al contrario, il segreto del buon vino e’ un mistero che lega la vite sia all’uomo che la coltiva sia al luogo in cui cresce. Tale sottile equilibrio tra elementi, simile ad un’armonia ben riuscita, non può essere banalizzato nell’attività di un singolo individuo.
E’ un lavoro di team che vede al primo posto la natura e a seguire l’agronomo, colui che calpesta la vigna avanti indietro con la pioggia ed il sole. Dalle sue forbici la vite impara a produrre frutti sempre più dolci e saporiti mentre la terra, ben lavorata ed accudita, continua a vivere in simbiosi con ogni pianta, allevata e selvatica. Quindi è la volta del cantiniere, spesso pallido e con gli abiti umidi per i lavaggi delle attrezzature. Con lui il vino passa la maggior parte del tempo. Ne percepisce l’umore, ne assume i modi, si plasma e si fa buono se il cantiniere e’ amorevole e preciso nelle operazioni. Segue l’enologo, con un piede in vigna e l’altro in cantina, occupato perennemente nell’assaggio del vino arrovellandosi per l’assemblaggio perfetto. Se fortunato ha il compito di non sciupar tutto, altrimenti, come un dottore, è chiamato a curare le malattie del vino. A casa si porta dubbi, errori, delusioni e successi. Alla fine, o al principio, troviamo il proprietario: coordinatore illuminato, colui che deve sapere un po’ di tutto, dalle sue scelte deriva il futuro di questa terra e di queste persone, come un capitano sente il peso di portare tutti in salvo, come un direttore d’orchestra sente il forte desiderio di creare una sinfonia perfetta che porta ad un grande vino.
Per tale ragione nessuno dovrebbe sentirsi superiore o giudicare gli altri ma se vittorioso, considerarsi semplicemente caparbio capofila di un team, capace nella focalizzare un risultato, e fortunato nelle situazioni che si sono venute a creare. E’ importante riconoscere il proprio valore tanto quanto riconoscere i propri limiti per essere più’ equilibrati e felici, semplicemente come un buon vino.
*Foto: Flickr – DoodledeMoon

